Giovane con un canestro di frutta
Il dipinto apparteneva a Giuseppe Cesari, detto Cavalier d’Arpino, un grande pittore e collezionista, che teneva bottega a Roma e che per un breve periodo fu maestro di Cararavaggio. Nell’anno 1607 alcuni quadri furono sequestrati per adempienze fiscali; tra i quadri a lui sequestrati e che poi sono confluiti nelle raccolte del Cardinal Borghese e poi nella Galleria Borghese c’e’ proprio questo quadro con canestro di frutti. E’ un quadro probabilmente giovanile del Caravaggio ed è importantissimo perché c’e’ la prima grande natura morta che il maestro abbia eseguito. E’ proprio questo cesto pieno, strapieno e colmo di frutta che ha fatto pensare che ha fatto pensare a certi studiosi che il ragazzo sia una figura allegorica. Alcuni pensano che il ragazzo si ispiri allo sposo del Cantico dei cantici, infatti sembra che stia cantando letterealmente. Altri hanno pensato che il giovane sia un’allegoria del dio Verturno, che porta un cesto di frutta dell’autunno. A parte questo significato simbolico questa figura e’ bellissima cosi’ ispirata, sognante, un po’ patetica. Il modello è Mario Minniti, intimo amico di Caravaggio e modello in questi primi anni dell’attività dell’artista. Era un giovane uomo molto bello, un po’ languido e Caravaggio ne accentua l’aspetto di mollezza sensuale in questo dipinto nell’espressione del volto e nella spalla nuda. Il canestro di frutta e’ simbolo di offerta di amore, quindi il fatto che il fanciullo offre il canestro a Caravaggio, simboleggia la sua offerta d’amore per il giovane Caravaggio. Il cardinal Farnese ne fu talmente impresso che lo volle nella sua collezione.
Madonna di Loreto o dei pellegrini venne commissionata dal marchese Ermete Cavalletti per la cappela di famiglia nella chiesa di Sant’Agostino vicino a Piazza Navona. e qualche studioso pensa che nella figura del pellegrino insieme con la donna che lo accompagna sia proprio lui a essere raffigurato, ma questo non e’ sicurissimo. Caravaggio interpreto’ il soggetto in un modo particolarissimo. I due pellegrini stanchi e debilitati arrivano di fronte alla porta della santa cassa, dove si mettono a pregare e li si materializza come la proiezione di un desiderio davanti a loro la Madonna con in braccio il Bambino. Sembra quasi che la Madonna li voglia toccare, li’ possa toccare ed e’ impressionante il particolare della punta delle dita oranti del vecchio pellegrino che quasi toccano il piede del Bambino, ma quasi. In quell piccolissimo spazio e’ contenuto il senso della rappresentazione, per quanto presente, vicina e amabile sia la figura iconica della divinita’ non potremmo toccarla mai.
Madonna dei Palafrenieri per il proprio altare in San Pietro la compagnia dei Palafranieri commissiono’ Caravaggio questa pala d’altare, che oggi si trova nella Galleria Borghese. Appena posta sull’altare nel 1606, l’opera venne tolta, come fosse stata rifiutata e venduta al cardinale Scipione Borghese. Questa e’ una rappresentazione di altissimo valore simbolico: c’e’ il serpente del peccato originale, e la madre e il figlio che lo schiacciano, ma e’ la madre che schiaccia il serpente e il figlio l’aiuta, e’ il pricipio teologico del Redentore e della Co-Redentrice. La madre, Sant’Anna guarda come se fosse una colonna immobile e solennissima, partecipe e attenta al destino dei due.
San Girolamo scrivente e’ uno dei capolavori che oggi appartengono alla Galleria Borghese. Questa e’ un’opera della piena maturita’ del maestro. In una stanza oscurissima la figura del santo chino nella lettura, anzi piu’ esattamente nella traduzione, perche’ Caravaggio rappresenta proprio la verita’ storica, e cioe’ San Girolamo che sta traducendo la Vulgata, la Bibbia in latino. E’ tutto immerso nello studio e guardandolo si ha la netta sensazione di vedere quegli occhi del vecchio sapiente che sta scrutando il testo. Ma Caravaggio quegli occhi non li ha nemmeno dipinti, e’ una suggestione visiva. Tanto e’ potente e tanto e’ evidente la forza di calamitazione del suo pennello che si ha la sensazione di vedere lo sguardo del santo, che il maestro non dipinge, ma dipinge in verita’ la concentrazione del pensiero, la meditazione, il senso cupo della morte ma anche lieto dello studio. Il dipinto venne commissionato da Scipione Borghese, che era il cardinal di stato di Pio V, suo zio. Caravaggio nella sua rappresentazione tenne in mente il testo di Erasmo da Rotterdam, che raccontava la vita di San Girolamo intorno alla meta’ del cinquecento.
San Giovanni Battista della Galleria Borghese e’ una delle ultime opere del Caravaggio. Quest’opera fu certamente dipinta nell’anno 1610, anno in cui l’artista mori’. Questo quadro fu al centro di una disputa a proposito dell’eredita’ dell’artista subito dopo la morte avvenuta a Porto Ercole. Il maestro portava con se’ alcuni quadri e tra quelli c’e’ proprio il San Giovanni della Borghese. L’impostazione finale del tema e’ completamente nuova: il ragazzo guarda verso lo spettatore, e il sentimento dominante e’ la malinconia, come se l’idea di una profezia che si avverera’, ma che non e’ evidente che si stia avverando, fosse alla base del concepimento di questo dipinto: la delusione, il furore, i grandi temi della fine del Caravaggio. Quest’opera fu commissionata dal cardinal Scipione Borghese, nipote del Papa e serviva come mezzo di intercessione per far rientrare Caravaggio a Roma, ma questo sfortunatamente non accadde mai.
Davide con la testa di Golia si pone proprio alla fine della parabola. Caravaggio ha rappresentato se stesso nella testa di Golia decapitate e urlante. Il Davide e’ un giovinetto che guarda quella testa non con lo sguardo del vincitore orgoglioso e potente, ma con lo sguardo dell’uomo pio e mesto, malinconico. Il quadro ha dunque un significato profondo e complesso, che e’ impossibile decifrare in tutte le sue implicazioni. Certo e’ che quando Caravaggio arriva alla fine della sua vita questa grande meditazione sulla morte, sull’infliggere la morte e sul significato che un simile fatto possa avere diventa centrale. D’altra parte Caravaggio stesso era inseguito da una pena di morte da quando si era macchiato di omicidio nel 1606 e il Papa lo aveva colpito con il bando capitale, appunto la pena di morte. Questo dipinto fa parte della collezione Borghese dal 1613. In questo dipinto Caravaggio sicuramente prefigura la propria morte che avvenne a luglio del 1610 a Porto d’Ercole.